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I dialoghi delle Carmelitane i dialoghi delle carmelitane

con Barbara Grazzini, Carolina Gentili, Chiara Gallo, Pierpaolo Niccolini, Spyridoula Nikolopulu, Giulio Roselli, Cecilia Milazzo, Laura Bettarini, Maria Grazia Giardinelli, Antonina Margeri, Matteo Niccolini, Cristiano Pepi e Daniela Vitarelli

a cura di Paolo Bussagli

collaborazione di Gabriella Del Bianco

costumi di Rossella Calbi

Uno spettacolo sulle martiri di Compiegne, ma non solo; sopratuttto un dramma sul rapporto tra la vita e la morte. Un’opera sul valore della vita e del martirio, senza alcuna concessione alla retorica: Protagonista del testo è in realtà la paura, la paura di vivere e la paura di morire.

            Un’opera illuminata, che oggi - in un momento in cui si comincia ad essere informati in modo chiaro sui numeri spaventosi degli eccidi che sono stati recentemente commessi (e che si commettono tutt’ora)– ai danni dei cristiani in tutto il mondo – riesce a parlare all’uomo con il sentimento che gli è più consueto, la paura e che ci trasporta alle radici logiche e storiche della persecuzione cristiana nell’età moderna.

Video de i dialoghi delle Carmelitane di Bernanos

Il ‘900, ovvero il secolo dei martiri cristiani

Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle è stato il secolo del totalitarismo? Il secolo del progresso tecnologico? Il secolo del miracolo della conquista dei cieli, della luna? E’ stato il secolo delle guerre mondiali?

            E’ stato molte cose il secolo che ci lasciamo alle spalle; tuttavia, numeri alla mano, non si può negare che sia stato anche il secolo della persecuzione contro i cristiani. Mai nessun tempo aveva visto un così feroce accanimento contro i seguaci di Cristo. E non ci si illuda di spiegare questo come una semplice reazione – in terre tradizionalmente non cristiane – alla politica di  proselitismo che quasi sempre, nel 1800, le nazioni cristiane hanno promosso al seguito del colonialismo.

            La realtà è che alcune tra le più terribili persecuzioni sono state promosse in terre da sempre cristiane, come la Russia, la Spagna e la Polonia; sono state volute da fenomenti nati in seno alle civiltà cristiane. Questo deve far riflettere tutti e far comprendere che il numero straordinariamente grande di cristiani che hanno subito e subiscono persecuzioni indicibili non è legato solo ai fenomeni di reazione – specie nel mondo islamico - alla mondializzazione ma si radica piuttosto in una crisi profonda della coscienza.storica dei paesi cristiani.

            Perché nessuno può negare che la cattolica Spagna e la cattolica Italia siano stati buoni alleati della Germania mentre questa poneva sotto il proprio maglio di ferro la comunità ecclesiale polacca e nessuno può negare che - in tempi ahimè più recenti – l’intera intelleghenzia italiana abbia guardato con simpatia, tolleranza ed omertà ai crimini che il marxismo commetteva ai danni dei cristiani – e che tutt’ora commette ai danni dei buddisti. Ed è, di nuovo, singolare che così scarso interesse provochi oggi la gran quantità di persecuzioni che i cristiani subiscono dall’Egitto all’Algeria, dal Libano alla Molucche. Queste persecuzioni avvengono, ma non sembrano interessare l’opinione pubblica occidentale: al contrario ci sembra naturale commerciare con quelle nazioni che perseguitano i cristiani, tenere con loro buoni rapporti.

            Si potrebbe citare Loewith, al riguardo: la modernità come secolarizzazione, volgarizzazione – verrebbe voglia di dire “commercializzazione” – dell’attesa escatologica cristiana: folle perversione, mania nevrotica di precorrere i tempi e realizzare subito, ad ogni costo, il Regno di Dio sulla terra. Il cristiano occidentale dei nostri giorni ha dimenticato il valore della povertà e della fede, ha sostituito ad essa il mito della “tranquillità”: egli, convinto di vivere già – o quasi – in una sorta di regno dei cieli materialistico – non riesce a trovare fraternità con i suoi fratelli più poveri, che vivono invece nella realtà, in cui il Tempo, seppure già venuto, non si è consumato ancora. 

            La storia della Chiesa non è nuova a queste crisi. Non dovremmo trarre da queste considerazioni motivi di pessimismo. Dovremmo però tenere a mente che dovere dei cristiani è la testimonianza. Quindi, perché non parlare dei martiri cristiani?

 

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