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il Torchio
scrito e diretto da Paolo Bussagli
tratto da testi di Ezra Pound

con Carolina Gentili, Massimo Magazzini, Giacomo Scarpelli, Vittorio Vaccaro, Arianna Angelelli, Elisabetta Becattini, Celeste Bueno,  Alessandro Corti, Yuri D’Agostino, Gabriella Del Bianco, Camilla Fabbrizioli, Paola Galligani, Francesca Ragnetti, Giulio Roselli, e Carla Tosini
organizzazione Rosa Rita Gallo
musiche di Fabio Binarelli
canzoni di Carlo Venturino

il torchio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di regia    |   Materiale multimediale |     Rassegna stampa | Genesi

"Il Torchio" é un dramma che affronta il tema della condizione dei cristiani nei paesi non cristiani, uno status che spesso comporta forti limitazioni alla libertà di coscienza se non addirittura l'imprigionamento e la morte. In sostanza il dramma affronta lo scottante tema dei martiri cristiani dell'era moderna.

Molti intellettuali dell'occidente, pur essendo a conoscenza dei drammi che si consumano in così tanti paesi e dei metodi intollerabili con cui si impedisce l'esercizio della liberà di coscienza, ritengono tuttavia che sia preferibile non parlarne e allegano come giustificazione il fatto che l'occidente cristiano ha molte responsabilità in queste vicende e che non di rado le limitazioni alla libertà e gli eccidi avvengono con la complicità di molti paesi occidentali.

Noi non comprendiamo questo modo di affrontare la questione. Concordiamo che l'occidente ha responsabilità gravissime; tuttavia questo non può giustificare il nostro silenzio: al contrario dovrebbe costituire una ragione in più per parlare della questione. Dire che essendo colpa nostra non dobbiamo parlarne ci sembra un moto di intollerabile ipocrisia, più che un esercizio di equilibrio. Anche perché la sofferenza di questa condizione grava interamente sulle spalle dei cristiani poveri del sud e dell'oriente.

C'é tuttavia una questione seria che rende particolarmente arduo trattare questa vicenda per un cristiano. La vicenda coinvolge persone che la Chiesa, in buona parte, già considera martiri e che comunque muoiono e soffrono nel nome di Cristo. Ogni tentativo di affrontare questo tema deve sforzarsi di essere degno del proprio argomento, rispettare il mistero del Sacrificio Cristiiano ed avere molta cura nell'evitare demonizzazioni di uomini, ideologie o religioni.

Ebbene, noi speriamo di esserci riusciti e con la coscienza di aver fatto il nostro dovere abbiamo consegnato questo testo alla lettura e alle scene. “Il Torchio” non è un semplice atto di accusa contro chi limita la libertà religiosa, ma anche e soprattutto una riflessione critica sul ruolo e le responsabilità dell’occidente cristiano.

Il “Torchio” lacera la gabbia di convinzioni con cui troppo spesso l’Europa e l’Occidente giustificano il proprio silenzio - addirittura la propria complicità - sul martirio dei cristiani e denuncia con fermezza gli eccidi e la violenza con cui si viola la libertà religiosa in così larga parte del mondo. Allo stesso tempo tuttavia lo spettacolo rifugge agli schemi semplicistici del “conflitto tra culture” e pone al centro dell’azione il significato stesso della fede cristiana.

La piece è tutta vissuta sul contrasto tra due modi diversi di sentire la fede: da un lato i cristiani che vivono a rischio del martirio e che sentono la realtà della presenza di Dio in modo così vivo da affrontare la detenzione e la morte; dall’altro i cristiani dell’occidente ricco e sereno in cui la stessa fede è ridotta a consuetudine o ad un vuoto moralismo buonista. Lo spettacolo diventa così un’occasione per riflettere sulla nostra identità e sulle radici cristiane della cultura occidentale, nonché sulla società odierna, i suoi miti e le sue vacue certezze.

Il Torchio, col suo ritmo incalzante, con le sue suggestive e imprevedibili soluzioni, con le sue scene dal carattere corale e visionario obbliga lo spettatore a un percorso in cui l’umanità dei protagonisti viene svelata, messa a nudo fino a provare un genuino sentimento di fratellanza e di vicinanza con le vittime, con quei “cristiani poveri” che - a differenza di noi - non hanno la fortuna di poter vivere la propria fede in libertà; ma allo stesso tempo anche i “carnefici” si scoprono nostri fratelli - fratelli ancora più sfortunati perché più lontani da Cristo.

 Il Torchio ha avuto il riconoscimento del Fiorino d'Argento. Il Torchio è stato rappresentato per la prima volta al Teatro Lauro Rossi di Macerata nel 2003 e successivamente a Firenze, a Bergamo, a Caloziocorte e a Palermo; più recentemente il CDRC ha presentato una nuova versione, replicata a Firenze  presso la ex chiesa di Santa Monaca. La nuova versione disponeva di un coro decisamente ampio perchè era frutto di un laboratorio rivolto a giovani attori professionisti provenienti da diverse città d'Italia. 


CDRC Coro Drammatico Renato ondoleo

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