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Chi ha paura dell'uomo nero?discorso su Sergio Ramelli

Come è nato lo spettacolo

intervista di Matteo Calì a Paolo Bussagli

logo di Chi ha paura dell'uomo nero?

 

 

Chi ha paura dell'uomo nero?Note di Regia  |  Rassegna Stampa | Materiale Multimediale | Repliche | Petizione | Archivio Sergio Ramelli


          

D.- . Come vi è venuto in mente di mettere in scena "Chi ha paura dell'uomo nero?"

Marco - Forse la cosa migliore è che risponda Paolo, perché è lui che l'ha proposto.

D.- D'accordo, passiamo la domanda a Paolo, allora.

Paolo- Lunga storia. Lo spettacolo lo concepii nel lontano 1999. Un mio amico, Daniele Alcione, aveva visto un mio spettacolo su Don Milani - per inciso lo spettacolo con cui la provincia di Firenze, il comune di Vicchio e di Calenzano e la Curia di Firenze hanno deciso di ricordare il trentesimo anniversario della morte del priore di Barbiana -. Gli era piaciuto molto, e volle sfidarmi. Mi disse: "Caro Paolo, bello spettacolo... ma tu, cosa hai rischiato a farlo? Voglio dire, parlare bene di don Milani oggi è facile..." "Va bene", dissi io "potrei fare anche qualcosa di difficile. Dammi un'idea". Qualche giorno dopo Daniele tornò a trovarmi con un libro e me lo prestò. Quel libro si intitolava "Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura", di Guido Giraudo. E' strano come un libro ti possa cambiare la vita.

D.- Addirittura?

Paolo- Sì. Quello è un libro particolare. La prima reazione che si ha leggendolo è di incredulità o di rabbia.

D.- E tu che impressione hai avuto?

Paolo- Inizialmente di incredulità. O meglio, pensai che Guido, scrivendolo, avesse esagerato un pochino. Ovviamente mi sbagliavo, ma la storia di Sergio è così terribile che la via più comoda, per chi la sente per la prima volta è negare che sia vera. Così quando il mio amico Daniele mi richiamò e mi chiese se avevo intenzione di fare qualcosa gli disse che non lo sapevo, che prima volevo documentarmi meglio.

D.- Perché non credevi al libro di Guido?

Paolo- Ci credevo. Difficile non crederci dato che il libro contiene stralci processuali e dell'istruttoria dei giudici Grigo e Salvini (che certo non sono di destra!). Tuttavia avevo l'impressione che nel raccontare quella storia ci fosse una indignazione eccessiva che rivelava un taglio di parte. Guido Giraudo in gioventù era stato parte in causa nelle lotte politiche, era stato membro importante del Fronte della Gioventù. Vedi, io sono stato collaboratore di Orazio Costa e da Orazio ho imparato che l'artista non deve mai raccontare storie con un taglio di parte: deve sforzarsi di raccontare le storie penetrando nell'umanità di tutti, indipendentemente dalle sue opinioni politiche. Se sei un artista devi poter dar voce sia alla destra che alla sinistra, deve saper dar voce agli uomini indipendentemente dalle posizioni politiche. In caso contrario hai sbagliato mestiere.

Marco.- Il libro di Guido raccontava la storia di un ragazzo di destra, Sergio Ramelli, che era stato processato a scuola per aver detto male delle Brigate Rosse (un processo popolare di quelli che si facevano negli anni '70), che era stato ucciso da una squadra del servizio d'ordine di Avanguardia Operaia con un agguato preordinato (gli assassini non conoscevano Sergio Ramelli, il suo volto fu mostrato loro solo in una fotografia, che A.O. teneva in archivio) e che non aveva avuto il funerale perché alle autorità milanesi pareva brutto che il feretro di questo ragazzo circolasse per Milano in periodo preelettorale. La cosa più impressionante è che Avanguardia Operaia non era una banda armata, era una organizzazione politica rispettabile. Alcuni politici importanti (Edo Ronchi ad esempio) hanno svolto un ruolo importante in tale associazione...

D.- Insomma, una storia impegnativa.

Paolo- Decisamente. Appena letta questa storia io sentii il bisogno morale di sentire l'altra campana. Mi dissi. Bene, andiamo a vedere quello che la sinistra ha scritto su questa storia. Andiamo a vedere come viene raccontata. Decisi insomma di fare una ricerca per conto mio, prima di decidere cosa fare.

D.- E l'hai fatta?

Paolo- Si, e lì venne il bello. Andai in Nazionale e feci una ricerca: digitai "Sergio Ramelli" sul motore di ricerca della biblioteca.

D.- E il risultato?

Paolo- Il risultato fu rimarchevole. Non trovai assolutamente niente. Tra le migliaia di libri che si pubblicano in tutto il paese, tra le migliaia di studi che vengono finanziati non c'era stato un cane - né un accademico, né un giornalista di grido - che avesse deciso di raccontare a modo suo la storia di Sergio. Niente, a parte il libro di Guido che, allora non era archiviato ancora in Nazionale (e mi dicono che non lo è neppure adesso). Questo mi fece venire i brividi. Francamente, mi fece impressione.

D.- E quindi?

Paolo- Decisi di cercare altrove. Consultai alcuni articoli sulla morte di Sergio. Articoli dell'Unità e di altri giornali di sinistra. Leggendo questi articoli trovai conferma a quello che Guido scrive nel suo libro. Ma non solo. Dal tono e dalla sostanza di quegli articoli compresi appieno che la rabbia e l'indignazione che pervade il libro di Guido non era l'indignazione di un uomo di parte ma la giusta, naturale doverosa rabbia che qualsiasi persona decente deve avere di fronte a una storia come questa.

D.- Fu allora che decidesti di raccontare la storia di Sergio in teatro?

Paolo- Sì, ma sempre con molte incertezze e dubbi. Perchè sapevo che non sarebbe stato un percorso facile. E poi c'erano mille problemi. Mi chiedevo: se anche riesco a scrivere il testo dello spettacolo poi come faccio a farlo? In quale teatro? Così, per un poco di tempo rimase come un sogno nel cassetto, una voglia, un desiderio confuso più che un progetto. La svolta accadde nel 2000. Un mio amico e collega, un cattolico, Giovanni Tenti, mi chiamò da Arezzo... era divenuto direttore del Teatro "La Bicchieraia"... Orazio Costa era morto da poco, io avevo già fondato il CDRC... parlammo insomma così, del più e del meno... a un certo punto gli dissi che avrei voluto fare uno spettacolo su Sergio Ramelli. Mi disse che gli sarebbe piaciuto aiutarmi. Vidi in questa telefonata casuale un segno del destino. Dovevo occuparmi di Sergio Ramelli.

D.- E allora partì il progetto.

Paolo.- Sì, per prima cosa incontrai Guido Giraudo. Gli esposi il mio progetto e lui mi promise il suo aiuto. Mi fornì tutto il materiale in suo possesso e mi dette fiducia a prima vista. Oggi mi sento di dire che se l'unico risultato di aver fatto lo spettacolo su Ramelli fosse stato quello di conoscere Guido, ebbene, sarebbe valso la pena...

Pierpaolo- Sì, è una persona particolare, sembra incredibile che abbia vissuto quello che ha passato…

Paolo - Ci ha aiutati molto, in tutti i modi, anche in termini concreti.

Carolina - Ci ha fatto incontrare la mamma di Ramelli. A quelli che pensano che la storia di Sergio, come la racconta Guido e come la raccontiamo noi sia falsa diciamo: "Andate dalla mamma di Sergio, e provate a dirlo guardandola negli occhi, se ci riuscite".

Pierpaolo - è stato incredibile vedere come dopo 26 anni ancora sia scossa quella povera donna. Certe esperienze ti accompagnano per tutta la vita purtroppo…

Paolo - Per me Guido è stato importante soprattutto nel periodo della scrittura del testo e nel periodo un poco travagliato che abbiamo avuto nel CDRC a causa di questa faccenda.

D.- Avete avuto dei problemi?

Marco - Abbiamo avuto dei problemi? [Paolo, Carolina e Pierpaolo sorridono...]

Paolo - Io inizialmente pensavo di farlo da solo, lo spettacolo. Ero contento di aver trovato il coraggio di farlo, e non mi andava di dividerlo con nessuno, ne ero geloso: avevo cominciato a scrivere un lungo monologo... e già mi vedevo lì, solo, sulla scena, come una specie di voce che urla nel deserto, e mi piaceva tanto l'idea... Poi però pensai che non era giusto tenermi tutto questo per me, e decisi di offrire l'opportunità di farlo anche a quei coreuti cui interessasse. Alcuni hanno aderito sin dall'inizio con entusiasmo, come Pierpaolo e Marco. Per altri, come Carolina la scelta di fare lo spettacolo è stato il risultato di un lungo periodo di crescita personale. Altri ancora, come Barbara, non l'hanno potuto fare per ragioni di studio, ma sono fieri di stare nel CDRC anche e soprattutto per lo spettacolo su Sergio: uno spettacolo di impegno civile vero, non di parte o di comodo. Vedi, delle persone che le ho citato solo una è di destra. Gli altri no. E io sono molto fiero di aver fondato un gruppo teatrale che fa spettacoli su Gobetti, su don Milani e su Ramelli, un gruppo di persone che, in puro spirito Costiano, non temono niente se non la propria coscienza; che desiderano solo capire chi è diverso da loro. E' un risultato educativo meraviglioso. E' qui che si vede che la mimica di Orazio Costa entra nell'anima delle persone. I partecipanti allo spettacolo non si sono limitati a fare gli attori, ma hanno studiato, si sono occupati della vicenda, sono andati ad incontrare la mamma di Sergio. La soddisfazione più bella me la diede Pier Paolo Niccolini, che decise di prendersi in carico il lavoro di documentazione del CDRC, integrando il materiale che Guido Giraudo ci aveva fornito con altro materiale, per lo più articoli di giornale.

Pierpaolo - A me quella storia fece impressione, tanta impressione, e decisi si di vederci chiaro, di studiare per conto mio.

Paolo - E hai fatto un lavoro eccellente. Il mio testo teatrale sarebbe di sicuro più povero se tu non avessi fatto quella ricerca. Insomma, è stata una gran bella esperienza. Oggi posso dire che sono contento di aver scelto di condividere con loro lo spettacolo su Sergio. Quando si ha qualcosa di bello si deve condividerlo.

D.- Però prima accennavate ad alcuni problemi.

Paolo - Sì, ci sono state cose poco gradevoli e sono state dette molte cattiverie. Però io non so le cose con precisione ed è meglio che tu chieda a loro...

Marco - Forse è meglio che parli Carolina, perché io ne so poco più di te

Carolina - Paolo ci informò del suo progetto di fare lo spettacolo su Ramelli a fine luglio. Ci disse che era un progetto difficile, pieno di rischi e che nessuno di noi doveva sentirsi obbligato a farlo. Anzi, si raccomandò che leggessimo qualcosa su questo, perché voleva che accettassero solo le persone che avevano soppesato bene la faccenda. Ci portò del materiale da leggere, e ci disse di interessarci a questa storia, di leggere tutto il materiale e cercarne altro. Pierpaolo fu l'unico, a dire il vero, a occuparsi seriamente della cosa.

Pierpaolo- Sì, io fui l'unico a fare qualcosa; ma quella sera che ne parlammo tutti sembravano dispostissimi... Gente che si offre di andare a Milano a rintracciare ed intervistare la mamma di Ramelli, il fratello, la sorella… l'ex fidanzatina! Insomma un clima di discreto entusiasmo, devo dire! Poi però le cose presero un'altra piega...

Carolina - Sì, Paolo partì per le vacanze e io e altri 4 coreuti restammo a Firenze. C'era qualcuno, allora, tra i coreuti che aveva già espresso alcune perplessità, e che però aveva detto di averle chiarite. Ma appena Paolo partì questa persona cominciò a organizzare riunioni con alcuni di noi, dicendo che dovevamo parlarne tutti insieme, per assumere una posizione omogenea sulla questione.

Pierpaolo- La cosa era abbastanza ridicola, dal momento che Paolo aveva detto a tutti che potevamo fare quello che volevamo: decidere di fare lo spettacolo o meno. Peraltro aveva anche detto che non ci sarebbe stato posto per tutti.

Carolina- A una di queste riunioni fu invitata a parlare una persona che, nei mesi passati aveva in qualche modo fatto parte del coro, facendosi viva ogni tanto. Il padrone di casa, che già aveva avuto un abboccamento con lei, la pregò di esporre la sua opinione e lì successe il patatrac...

Pierpaolo- Me la ricordo, costei... Costei non ci aveva quasi mai degnata della sua presenza nelle nostre amichevoli uscite, costei è una delle poche persone al mondo che non mi stanno simpatiche a pelle e che continuano a non esserlo anche dopo averle conosciute: fa due calcoli mentali e subito ha capito tutto! Ecco perché Paolo ha creato il CDRC, ecco perché lo ha fatto con un corso gratuito, claro no??! Per politicostrumentalizzarci tutti quanti! Io a quella riunione non c'ero, però so che sono state dette cose molto pesanti. E so che quei cinque coreuti presenti ci hanno abboccato come tordi

Carolina- E' vero, ci abboccammo, ma non solo per lei, c'era anche l'altra persona, il padrone di casa, che, pur con qualche distinguo, disse di essere d'accordo con lei. Le sue parole ebbero molto effetto su di noi. Restammo per un po' allibiti da quei discorsi, quasi increduli, ma piano piano quelle parole divennero anche nostre. Eppure non c'era motivo di crederle, Paolo ci aveva dato tanto, fino ad allora, la possibilità di fare delle cose importanti come ad esempio lo spettacolo sul Savonarola che poche persone avrebbero fatto fare a dei principianti. Nei giorni seguenti  ne facemmo altre, di riunioni come quella... riunioni in cui si dissero anche cose peggiori, in cui ci fu chi dette a Paolo del fascista...

Pierpaolo - Beata ignoranza, bastava dare un'occhiata sul WEB... Io sono contento di poter dire che su di me quelle bischerate non hanno mai avuto nessun tipo di presa; però mi hanno fatto molto male: hanno rischiato di distruggere quanto di buono si stava creando, come coro e come amicizie! Se ripenso a quei giorni e ai discorsi che sono stati fatti allora mi sembra tutto così assurdo...ancora adesso una storia simile a volte non mi sembra reale… E non mi fa piacere di parlarne.

D.- Fatemi capire bene... Paolo Bussagli ha scritto un testo teatrale su don Lorenzo Milani... uno su Piero Gobetti... Come si fa a dargli del fascista?

Paolo- Io credo che su quella faccenda abbiate innescato un meccanismo di nevrosi di gruppo...

Carolina - Sì, si era anche deciso che non dovevamo dire niente a Paolo: si arrivò a stabilire di non far venire alla luce i discorsi cattivi fatti quella sera, ma di dirgli semplicemente che non volevamo fare lo spettacolo perché preferivamo fare spettacoli classici e quindi mettendolo all'oscuro della nostra malafede nei suoi confronti. Questa fu la cosa più stupida e cattiva. Fino ad allora ci eravamo sempre visti assieme con Paolo, uscivamo la sera dopo le prove, andavamo a cena tutti assieme... insomma, più che un gruppo teatrale eravamo un gruppo di amici. Eppure decidemmo di comportarci in questo modo, di essere scorretti fino a questo punto. A ripensarci adesso mi fa impressione, perché, tra le varie accuse che furono levate contro di lui c'era quella di non averci detto niente dei rischi che comportava lo spettacolo. E questa era una menzogna bella e buona... E lo sapevamo tutti. Paolo non ci aveva parlato altro che di rischi, in realtà... ci ha scritto un bel po' di mail in cui non fa altro che parlare di rischi... rischi di qua, rischi di là... anche troppo, secondo me: io lo spettacolo l'ho fatto e non mi pare di aver corso nessun rischio.

Paolo- Sì, la cosa più ridicola - che poi mi è stata pure rinfacciata - è proprio quella. Secondo il film che vi eravate fatti io avevo sminuito i rischi, mentre in realtà avevo fatto proprio il contrario, li avevo esagerati a bella posta. E li avevo esagerati perché volevo che solo le persone molto determinate accettassero di farlo.

D.- E perché allora credeste a quelle accuse?

Carolina - Forse ci faceva comodo crederci. Voglio dire... Io mi ricordo che per molti giorni, nei messaggi di posta elettronica che ci scrivevamo, non usavamo mai il nome "Sergio Ramelli". A pronunciare quel nome e quel cognome sembrava bestemmiare; scrivevamo "SR", la sigla per non bestemmiare... Non so come, ne avevamo quasi paura. Almeno, io parlo per me. A me hanno sempre insegnato che essere di destra è peccato mortale, che solo persone cattive stanno a destra. Questo mi hanno insegnato. Così ero molto combattuta, e ho continuato a esserlo per diversi mesi. Probabilmente il problema era questo: fare uno spettacolo su un ragazzo come Sergio, un ragazzo per bene - ma di destra - voleva dire ammettere che era possibile essere di destra ed essere persone per bene. Però questo non potevamo farlo, perché sarebbe stato come negare il nostro passato e noi stessi. E nemmeno avevamo il coraggio di dire a Paolo: no, non ci va di farlo, perché sapevamo che era giusto fare questo spettacolo e ci sarebbe sembrato di comportarci da vigliacchi. La via più semplice era quella di attribuire a Paolo delle qualifiche ingiuste e assurde, di inventarci un mostro. E così abbiamo fatto.

Marco - Siamo in Toscana...

D.- Sì, lo tengo a mente.

Carolina - Non so come dire... Non solo non volevamo farlo noi, lo spettacolo, ma non volevamo che nessuno lo facesse; perché sapevamo che era una cosa giusta farlo, e se qualcuno lo avesse fatto ci saremmo sentiti persone da poco...

Pierpaolo- Mi ricordo, ci provarono anche con me. Fui invitato ad una di queste riunioni; io ero abbastanza incredulo mi chiedevo se ciò potesse essere vero (realtà o fantasia?) e sinceramente mi tranquillizzai un po' quando a fine serata decisero di trovarsi con Paolo e parlarne. Ovviamente non avrebbero espresso subito la loro perplessità con chiarezza! Prima avrebbero indagato sullo schieramento politico di Paolo - sebbene già avessero deciso tutto - ed altre cose carine come questa...

Carolina- A questo punto però entro in gioco io. Io mi ero fatta talmente prendere in modo negativo da quei discorsi che stetti molto male, come se il mondo mi cadesse addosso. Anche perché avevo avuto molta fiducia in Paolo. Il conflitto che si creò dentro di me fu molto forte: non volevo credere in realtà a tutti quei discorsi e così decisi di mandargli una e-mail confessandogli tutti i dubbi che avevo nei suoi confronti. Paolo rimase molto male; non capiva perché all'improvviso potessi essere così sfiduciata nei suoi confronti. Probabilmente cominciò a sospettare allora che non era solo farina del mio sacco. Quando ritornò dalle vacanze aveva già capito tutto.

Paolo - Ma scusa, che pensavate? Che fossi scemo? Tu mi scrivesti che avevi paura di essere strumentalizzata, un altro usò le tue stesse identiche parole. Un altro ancora mi disse che forse non avrebbe fatto lo spettacolo su Ramelli perché "soffriva di mal di testa"!!! Noi eravamo un gruppo di amici, non una società e io mi accorsi subito che alcune persone non avevano più fiducia in me. Il CDRC come struttura associativa - con le sue regole - non era ancora nato e prima che io partissi per andare in vacanza ci vedevamo sempre tutti assieme, scherzavamo e bevevamo assieme. E ora, da quando ero tornato, nessuno si faceva vivo, mi guardavate tutti come se avessi avuto la lebbra.... Ci voleva poco a capire cos'era successo. Con uno di loro mi divertii un sacco. Venne a casa mia, e con me - pur ammettendo alcune perplessità - si dichiarò disposto a fare lo spettacolo su Ramelli (parlammo anche di fare una intervista agli assassini, per sentire le loro ragioni). A un tratto gli feci vedere una lettera di ringraziamento che mi aveva spedito l'onorevole Chiti (DS), allora presidente della Regione, per uno spettacolo di qualche anno prima:: "come vedi", gli dissi, "i comunisti mi vogliono bene, a me,... non sono un fascista... " Poverino, sbiancò come un cadavere e abbassò gli occhi! A quel punto il quadro fu completo, anche se non in tutti i dettagli. Organizzai una riunione a casa mia a cui furono invitati tutti i coreuti, anche quelli che in questa storia non c'entravano niente. Mi ricordo che ero veramente arrabbiato. A quelle persone io avevo fatto un corso di teatro gratis... non mi aspettavo eterna riconoscenza, ma un po' di franchezza sì! Mi sentivo tradito e preso in giro. Sì, ero veramente arrabbiato.

Pierpaolo - Il che è anche comprensibile.

Paolo - Vedi, se solo mai avessero avuto il buon gusto di essere sinceri li avrei perdonati e li avrei anche capiti; non per altro, ma perché i loro dubbi e le loro paure erano state anche i miei dubbi e le mie paure. Però l'unica che mostrò un po' di onestà fu Carolina, che ammise che erano state dette diverse porcherie nei miei confronti. Gli altri cominciarono una ridda di "ma quando mai!!!", "noi ti stimiamo moltissimo...!" Questo mi dette molto fastidio. Detesto tenermi intorno persone che si dimostrano false nei miei confronti. Così tre di quelle persone furono caldamente invitate a non farsi più vive. Fu una serata da fuochi di artificio. Gli altri coreuti presenti, Marco, Gabriella, e Barbara, che non sapevano niente di niente, rimasero scioccati...

D.- Però è curioso, c'è chi ha processato Sergio Ramelli perché aveva osato parlare male delle Brigate Rosse e c'è chi ha processato te perché volevi raccontare la storia di Sergio Ramelli...

Paolo- Per carità, non paragoniamo queste sciocchezze con la storia di Sergio! Però è vero che abbiamo sofferto un bel po', per tutto questo... io, Pierpaolo, Carolina e Marco... e forse anche gli altri, quelli che abbiamo cacciato. Eravamo un gruppo di amici, uscivamo insieme, scherzavamo, ridevamo. Ci vedevamo quasi tutti i giorni... E' triste. D'altra parte non ci abbattiamo. Forse è il destino: non sarebbe lecito, credo, raccontare la storia di Sergio senza soffrire almeno un po'. E se ci pensi, in fin dei conti il fatto di essere stato ingannato e messo alla berlina da chi credevo amico non è un prezzo molto alto da pagare per aver avuto il privilegio di raccontare, in teatro, la storia di un ragazzo con il volto buono e con gli occhi luminosi, ammazzato da persone con dei nomi altisonanti 26 anni fa per aver parlato male dei terroristi...

Carolina - Siamo stati tutti un po' processati, in questa faccenda. E io sono fiera di aver deciso, dopo un bel po' di tempo, di fare lo spettacolo su Sergio. La paura è male, specialmente se t'impedisce di vedere le cose in maniera obiettiva, se ti fa vedere solo la parte più sporca delle cose. La gente spesso preferisce nascondersi nella melma di coloro che obbediscono, perché sembra più facile, sembra più comodo, perché è meglio stare nella massa della gente che la pensa nello stesso modo. Chi sceglie di comportarsi in questo modo non può avere a che fare con gente che si espone dicendo la verità. Ha troppa paura di essere fottuto e per questo sarà fottuto. Fottuto nella propria mediocrità, nell'incapacità di vivere fino in fondo e di dare al mondo quello che un uomo di coraggio può dare.

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