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di Oscar Wilde Note di Regia
L'importanza di Chiamarsi Ernesto |
Materiale Multimediale
Cos'è "L'importanza di chiamarsi Ernesto"?
Una commedia deliziosa ambientata alla fine del secolo
scorso in cui Wilde prende in giro la "seriosità" del
periodo tardo vittoriano e quel mondo dell'aristocrazia e
dell’alta borghesia londinese che egli stesso frequentava ed
amava. Di fronte ad un mondo in cui la menzogna è la regola,
di fronte alla crudeltà presentata come buonismo, di fronte
alla discriminazione che si presenta travestita da
solidarietà è possibile fare scelte diverse. Una scelta
possibile è quella di prendere in giro questo mondo, giocare
con quella stessa menzogna e irridere il vuoto pneumatico da
cui ci si sente circondati. Wilde, con questa deliziosa
commedia, fa giustappunto questa scelta.
La nostra messa in scena si segnala per due aspetti;
da un lato perché reintroduce alcune battute finali (la
cosiddetta dichiarazione del dottor Chasuble a Miss Prism
presente nella versione originale e quasi mai messa in
scena) dall'altro perché rende attuali i personaggi di
Wilde, spostando l'azione ai nostri giorni. Viene così
presentata una stimolante satira della società di oggi,
della sua ipocrisia, del suo infantilismo e della sua
vuotezza. La scelta è, al dire il vero, del tutto naturale:
gli aspetti più divertenti dei protagonisti (Algernoon, John,
Gwendalin e Cecily), i loro marcati difetti (il loro stato
confusionale, la loro vacuità, l'incoerenza, il vivere in un
mondo di parole), sono caratteri che, mentre al tempo di
Wilde erano ristretti al mondo dell'aristocrazia e dell'alta
borghesia londinese, oggi sono diffusi in tutte le classi
sociali e costituiscono quasi un marchio della modernità.
Avviene così che il testo ci consente di ridere sulla
giocosa incoerenza dell'uomo di oggi, dei suoi sogni e delle
sue aspirazioni, della sua incapacità ad esistere oltre
l'apparenza. In questo mondo dominato dalla finzione, gli
uomini fanno una figura meschina; Algernoon e John sono
simpatici, divertono, ma oltre le risate e il divertimento
si stagliano soprattutto il fascino delle straordinarie
donne di Wilde: la solare ingenuità di Cecily, la perversa
intelligenza di Gwendalin e la diabolica crudeltà di Lady
Bracknell, archetipo di tutte le donne cattive e potenti.
Commedia d'attori, commedia fatta dalla recitazione
delle spassose scene di Wilde, dei funambolici percorsi
mentali di Gwendalin, dell'ottusità assoluta di Miss Prism,
delle gelosie tra le donne; la scena è visibilmente
fittizia, a sottolineare la centralità della parola e la
teatralità dei personaggi.
L'importanza di chiamarsi Ernesto, ovvero la tendenza
a deformare la realtà
Storicizzare il testo di Wilde, collocarlo
definitivamente nella cornice temporale in cui è stato
scritto, è un modo molto elegante per esorcizzare la critica
alla modernità in esso contenuta. Si tratta di un’operazione
tanto comune quanto culturalmente inerte, che trasforma una
tra le più divertenti commedie che siano mai state scritte
in un vuoto esercizio di accademia teatrale. Il pubblico
perde spesso di vista che ciò che Wilde prende in giro con
tanta eleganza e intelligenza non è semplicemente il mondo
lontano dell'aristocrazia britannica di un secolo fa ma
qualcosa di più generale e attuale: l'impossibilità
dell'uomo moderno di vivere con onestà, l'impossibilità di
guardare la realtà senza travisarla attraverso le lenti
deformanti della nostra anima, senza modificarla con le
nostre angosce e le nostre speranze. Non si tratta,
banalmente e semplicemente di ridicolizzare la tendenza
degli uomini e delle donne alla menzogna; si tratta invece
di irridere l'incapacità degli uomini moderni di poter
guardare se stessi e gli altri senza proiettarvi
continuamente i propri desideri e le proprie aspettative.
Tutti i personaggi sono affetti da questa singolare
caratteristica, per cui non possono fare a meno di rileggere
o riscrivere la realtà a proprio uso e consumo. Questo è
evidentemente vero per i protagonisti, Jack-Ernest e
Algernoon-Bunbury, che addirittura gestiscono una doppia
vita. Ma è così anche per Cecily che, per il fatto di aver
sognato di fidanzarsi con il fratello dello zio Jack, quando
Algernoon le si presenta come fratello di Jack non ha alcun
dubbio e conclude che egli è il suo fidanzato; ed è così
anche per il dottor Chasuble il quale - dopo aver ribadito
per tutta la commedia che egli è contrario al matrimonio dei
preti perché “la Chiesa Primitiva fu sempre contraria” -
essendosi infine deciso a sposare Miss Prism dichiara che
“la Chiesa Primitiva si sbagliava su certi punti... pare che
delle versioni corrotte si siano insinuate nei testi”. Ed è
infine così anche per Gwendolin, che dichiara, con candore,
di essere stata allevata in un’estrema "miopia", per cui non
può “vedere niente senza le sue lenti”. Sulla "miopia" di
Gweondolin si è spesso favoleggiato: si è usata per
sostenere che Wilde ha scritto una commedia “sociale” in cui
si limita a prendere in giro l'alta borghesia vittoriana - i
cui membri sarebbero, appunto, miopi-. Ma è solo una mezza
verità; Wilde prende in giro l'ipocrisia vittoriana, certo;
prende in giro quelli che fanno beneficenza; ma anche le
classi più basse cadono negli stessi difetti dei loro
padroni... fingono, rubano, fanno una vita dissoluta, quando
possono. Nella miopia di Gwendolin si è addirittura voluto vedere il segno dell'irrazionale, il primo comparire dell'assurdità dell'essere uomo nel teatro del '900. Ma la miopia di Gwendolin non è altro che il segno della sua incapacità - che in realtà è anche la nostra incapacità - di veder lontano da sé, cioè di saper vedere la realtà senza anteporre il nostro io. Questo è il vero nucleo dell'attualità di Wilde, l’irridere questo limite enorme della modernità, quell’atteggiamento di vuoto intellettualismo radical-chic così diffuso nell'“intellighenzia europea” che, come al tempo di Wilde applaudiva alle “attività di beneficenza”, così oggi applaude alle “attività di solidarietà”. La vuota cultura radical-chic penetra ogni aspetto del nostro mondo, infestando anche la vita religiosa (il dottor Chasuble, con la sua infinita cultura e la sua tendenza alla distrazione è il vero archetipo del sacerdote che rinuncia al proprio ruolo per dedicarsi allo studio) e trasformandoci tutti in dei colti e presuntosi intellettuali. Chi ha perso di vista questo aspetto ha perso di vista il valore de "L'Importanza di chiamarsi Ernesto". Anzi, mettere in ombra questo aspetto equivale a svuotare la commedia di pregio, trasformandola in una piece di scarso valore. Molti intellettuali - che hanno perso di vista tale aspetto - hanno osservato che dietro alla trama pare esserci solo un intreccio paradossale, quasi privo di verosimiglianza. Come è noto, il signor John Worthing, uomo assai ricco ma di ignoti natali (è stato ritrovato da un anziano signore dentro una borsa e adottato da quest'ultimo) ha inventato un fratello, a nome Earnest, per potersi recare a Londra tutte le volte che vuole sottrarsi ai noiosi impegni della sua vita reale spassandosela così col suo caro amico Algernoon Moncrieff, rampollo di una nobile famiglia inglese. Si scoprirà, in chiusura della commedia, che egli è in realtà fratello di Algernoon - e che quindi ha sempre detto la verità, in fin dei conti - e che la sua attuale governante, Miss Prism, quando era un infante, lo aveva smarrito perché si era confusa, riponendo nella carrozzina del bebè un suo romanzo (Miss Prism è una scrittrice a tempo perso) e collocando il bambino nella borsa. Lo scambio del bambino e della borsa è il cuore narrativo della commedia e molti critici si sono posti un interrogativo serio: perché mai Wilde fa poggiare su un elemento così poco verosimile tutto l'intreccio? Questi intellettuali, che hanno perso di vista il vero valore dell'opera di Wilde, non si rendono conto che l'intreccio che sta alla base della commedia non è per niente debole o paradossale: al contrario, Wilde vuole insegnarci appunto che in un mondo dominato da una cultura radical-chic, fondata - in ultima analisi - sullo strapotere del soggetto, il rischio è di confondere i libri con la realtà, l'osservazione con l'azione, le illusioni con il nostro dovere. Così, in questo nostro mondo folle, ove le regole di umanità sono state dimenticate e in cui ognuno si costruisce liberamente la propria morale, una donna intellettuale può effettivamente confondere il bimbo a lei affidato con la sua opera letteraria. Questo è ciò che Wilde, con le armi dell'ironia e della risata, può insegnare oggi.torna alla pagina principale de "L'importanza di chiamarsi Eresto"
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