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don lorenzo milani

   Le parole di don Lorenzo; le ragioni di un impegno: l'estetica milaniana

Ciclo di letture drammatizzate dagli scritti di don Lorenzo Milani
a cura di Paolo Bussagli

 

Tra le numerose ragioni che il CDRC ha per amare don Milani le principale non può essere che di natura estetica. Il che non dovrebbe stupire nessuno dato  che il CDRC è, in primo luogo, un'associazione teatrale. Ma non si tratta semplicemente, per noi, di un apprezzamento che coinvolge lo stile di don Milani, asciutto, efficace e straordinariamente carnale. Vi sono in effetti ragioni per cui il CDRC non può che apprezzare le posizioni esposte da don Milani in campo Estetico. don Milani e i suoi ragazzi hanno definito l'arte con parole vibranti e concrete, con accenti che, dietro l'apparente political incorrectness nascondono una ricchezza profonda :

"Così abbiamo capito cos'è l'arte. E' voler male a qualcuno o a qualche cosa. Ripensarci sopra a lungo. Farsi aiutare dagli amici in un paziente lavoro di squadra. Pian piano viene fuori quello che di vero c'è sotto l'odio. Nasce l'opera d'arte: una mano tesa al nemico perché cambi"

Questa visione dell'arte, comunque la si voglia considerare, se da un lato sembra abbassarne la genesi dell'opera d'arte a sentimenti ctoni e oscuri, dall'altro la definisce propriamente come un tentativo di comunicazione fraterna, mediante la quale si può "parlare ai nemici"

Nel momento in cui si coglie l'arte come "mano tesa al nemico perché cambi" l'enfasi é posta sull'opera d'arte in quanto espressione e questo non dovrebbe stupire dato gran parte del lavoro di don Milani può ben essere visto come uno sforzo per "donare l'espressione" a chi non ce l'ha. Ma quello che qui ci preme sottolineare è il carattere "collettivo" dell'esperienza artistica: "Farsi aiutare dagli amici in un paziente lavoro di squadra".

Oggi la letteratura al riguardo ha posizioni divergenti: vi é chi sostiene un'applicabilità della metodologia milaniana, e della scrittura collettiva; vi é chi sostiene invece che quelle tecniche devono essere in qualche modo emendate e infine c'è chi sostiene tout court la inapplicabilità di tali metodologie ritenendole in qualche modo intrinsecamente legate al "personaggio don Milani" e alla singolarità dell'esperienza di Barbiana.

Non è certo questo il luogo per dibattere una questione del genere; ma non possiamo fare a meno di sottolineare, qui, come don Milani abbia imposto - con tanto coraggio e con tanti contrasti nella piccola Italia di quegli anni -, il principio per cui "si scrive con tecnica", si fa arte con tecnica; per cui non esistono "geni della scrittura" o, se esistono, la loro genialità è comunque in buona parte riducibile alla conoscenza di tecniche che essi hanno avuto la fortuna di apprendere. Ergo si può insegnare a scrivere ergo si può insegnare a esprimersi. Il CDRC, che incentra la sua didattica teatrale nel metodo mimico,  non può che sottoscrivere questa dichiarazione, non una ma dieci cento, mille volte. L'arte si insegna, esattamente allo stesso modo con cui si insegna la matematica, la fisica e la grammatica. La cultura italiana è afflitta da una endemica pigrizia per cui forse molti penserano che questa dichiarazione  è poco chiara, che abbisogna di contestualizzazione... niente da fare; a noi, come a don Milani la pigrizia non piace per cui dichiariamo a voce alta e senza alcun bisogno di spiegazioni o contestualizzazione ulteriori:  l'arte si insegna, esattamente come si insegnano la matematica, la fisica e la grammatica.

 

 

 

 

 

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