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Il Giornale, 24/3/1987

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Il dibattimento non decolla. Oggi forse i primi interrogativi
La madre di Ramelli ha rifiutato duecento milioni di risarcimento
Ma le altre parti civili escono dal processo

Dopo il vernissage di lunedì scorso con l'aula gremita gli imputati preoccupatissimi soltanto di non mostrare le facce agli obbiettivi, il processo per l'omicidio di Sergio Ramelli, lo studente di destra sprangato a morte dagli ultrà di Avanguardia operaia nel '75, stenta un po' a decollare. Il via agli interrogatori dei medici-ultrà previsto per questa mattina e slittato. E' mancato anche il fuoco di sbarramento degli avvocati difensori, solo qualche istanza mirata ad obbiettivi limitati. Insomma una ripresa di routine che si e consumata per una buona meta in camera di consiglio.
    Il presidente Cusumano e i giudici popolari sono rimasti quasi due ore in clausura per decidere se concedere o meno la libertà provvisoria a Brunella Colombelli, biologa residente in Svizzera accusata di concorso nell'omicidio per aver ricoperto il ruolo della staffetta. Sarebbe stata lei a indicare ai compagni il punto dove attendere Sergio Ramelli al ritorno da scuola, il luogo migliore dove colpire prima della fuga. L'istanza dell'avvocato Polizi non ha avuto seguito, la Corte l'ha respinta. Stessa sorte hanno avuto le richieste di esclusione dagli atti delle dichiarazioni rese dagli imputati quando vennero ascoltati in veste di testimoni.
    Quindi, si ricomincia da tre. Oggi la terza udienza dovrebbe finalmente entrare nel cuore del dibattimento, con l'interrogatorio dei primi imputati. Ma anche il previsto programma verrà probabilmente capovolto. Non si comincerà - salvo decisioni dell'ultimo momento - dagli imputati per il delitto Ramelli, ma dal manipolo di ultrà che diede l'assalto al bar Porto di Classe mandando all'ospedale con gravissime lesioni (l'imputazione è infatti di tentato omicidio) tre clienti accusati di essere estremisti di destra. L'ultima parola sul Calendario degli interrogatori la dirà oggi il presidente dopo essersi consultato con gli avvocati. Ma se le previsioni saranno rispettate, da oggi stesso sfileranno molti ex giovani sconosciuti, "riciclati" in borghesissime "husky", gente dalla spranga facile che dieci anni fa come Roberto Tumminelli (che allora ne aveva già 37) andavano a guidare raid punitivi contro "l'avversario fascista". Anche per loro si ripete la storia del commando che ideò e portò a tragica conclusione l'omicidio di Sergio Ramelli, Anche loro, dieci anni dopo, sembrano piombati quasi per caso in un'aula giudiziaria.
    Non più il pubblico delle grandi occasioni, nell'aula ella seconda corte d'assise, ma soltanto qualche decina di "aficionados" fra cui Massimo Gorla, Emilio Molinari, Basilio Rizzo in rappresentanza di Democrazia proletaria, il partito nato dalle ceneri di Avanguardia operaia, l'organizzazione cui erano legati gli sprangatori di Ramelli.
In aula ieri non c'era mamma Ramelli. "Ho rito evitarle un altro inutile stress - ha commentato l'avvocato Ignazio La Russa consigliere regionale missino e legale di parte civile per la madre di Sergio-. Si presenterà in aula  il giorno dell'interrogatorio". Quel giorno
anche l'Msi manderà una nutrita rappresentanza, non solo qualche militante presente a titolo esclusivamente personale.
Assenti anche i testimoni e le poche parti civili rimaste. Ieri in aula è stato annunciato l'avvenuto risarcimento del danno per Fabrizio Rossi, Bruno Carpi, Giovanni Maida, Fabrizio Ghilardi, Sergio Ricotti, Massimo Penco, Marina Mirelli, vittime dell'aggressione al bar Porto di Classe.
    Decisa invece a seguire il processo fino in fondo è sempre la signora Ramelli che ha rifiutato il risarcimento di duecento milioni messo a disposizione dagli imputati. Il danaro resta lì, ma lei certo non rinuncia per un pugno di milioni a seguire il dibattimento contro gli assassini di suo figlio, ucciso a sprangate a 17 anni.

l. mais

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