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Il Secolo d'Italia, 15/3/1987

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Il processo si apre domani a Milano
In dieci alla sbarra per l'uccisione di Sergio Ramelli
La seconda Corte d'Assise chiamata a giudicare anche su una serie di violenze politiche compiute da Avanguardia Operaia contro la Destra - Un corteo organizzato dal fdG

MILANO - Omicidio volontario, tentativo di omicidio, sequestro di persona, associazione sovversiva, danneggiamento: sono questi alcuni dei reati contestati alle ventiquattro persone che compariranno domani davanti alla seconda corte d'Assise, dove sarà rievocata una serie di violenze politiche avvenute negli anni settanta a Milano e culminate con l'uccisione  di Sergio Ramelli, il ragazzo del Fronte della Gioventù assassinato a colpi di sbarre metalliche sulla testa da un commando di Avanguardia operaia.
Dieci sono gli imputati accusati di concorso nell'omicidio di Ramelli. Si tratta di professionisti (quasi tutti medici) all'epoca studenti, poi laureatisi ed ora chiamati a rispondere del brutale delitto. Claudio Colosio, Franco Castelli, Giuseppe Ferrari Bravo, Luigi Montanari, Walter Cavallari, Claudio Scazza sono laureati in medicina, Brunella Colombelli (l'unica donna del gruppo) è ricercatrice universitaria. Gli altri tre sono Giovanni Di Domenico, consigliere di Democrazia proletaria al comune di Gorgonzola (Milano), Antonio Belpiede, capogruppo Pci a Cerignola (Foggia) e Marco Costa. Alcuni di questi insieme ad altri nove persone dovranno rispondere anche di triplice tentativo di omicidio per l'assalto al bar di Porto di Classe, nella zona di Città Studi.
In quella occasione tre clienti rimasero gravemente feriti. Tra gli imputati di questo episodio figura Saveri Ferrari, membro del Consiglio nazionale di Democrazia proletaria, il gruppo politico al quale aderiscono gran parte dei rinviati a giudizio. Si parlerà anche delle violenze politiche avvenute al liceo Parini (un giovane di destra fu sequestrato da esponenti di Ao) e di attentati alle sedi del Msi-Dn e della Cisnal, a quelle dell'Enas e del circolo "Alternativa nazionale", oltrechè dei risvolti penali della scoperta del covo di via Bligny, avvenuta verso la fine del dicembre  1985 col sequestro di un fornitissimo schedario, di due divise (da portalettere e da ferroviere) e alcune munizioni.
Tra gli imputati di quest'ultimo episodio figurano Giuseppe Ferrari Bravo, intestatario del locale, e il vigile urbano Claudio Mazzarini. L'inchiesta sui fatti avvenuti nel 1975 e '76 fu condotta dai giudici istruttori Maurizio Grigo e Salvini.
Dopo alcuni mesi di detenzione, quasi tutti gli imputati ottennero gli arresti domiciliari o la libertà provvisoria. Alcuni attuarono "per protesta" anche uno sciopero della fame che i giudici definirono nell'ordinanza di rinvio a giudizio "platealmente pretestuoso e strumentale".
In concomitanza con l'avvio del processo, il Fronte della Gioventù ha organizzato un corteo che partirà dalla sede del Msi-Dn di via Mancini  e sosterà davanti al palazzo di Giustizia prima di raggiungere corso Buenos Aires, passando davanti alla casa dove abitava Sergio Ramelli. Presso la sede del Fronte della gioventù si svolgerà una assemblea studentesca.   

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